La scorreggia lamentosa

La vittima era stata il povero Nane. Nane era un povero diavolo, un po’ tocco, che d’inverno si divertiva andare da una stalla all’altra. Quando s’innamorava di qualche ragazza, per settimane di seguito andava a far filò dove l’aveva conosciuta. Naturalmente si guardava bene dal dichiararsi. Veniva accolto sempre volentieri da tutti, perché, nel raccontare le sue strambe storie, faceva divertire. Ricordo che quando parlava, inclinava la testa verso la spalla destra e con gli occhi, che non stavan mai fermi, guardava in alto per vedere quello che non c’era. Era buono e non dava fastidio a nessuno e forse proprio per questo, ogni tanto, qualcuno più stupido di lui, lo prendeva in giro per farlo arrabbiare. Una sera mentre si trovava al nostro filò, cominciò a raccontarci un brutto scherzo di cui era stato vittima qualche tempo prima. “Una notte della settimana scorsa-cominciò-verso mezzanotte, stavo tornando a casa dalla stalla della Teresa. Qualche ora prima era caduta un dito di neve e quindi, anche se era buio, si vedeva abbastanza bene. Ad un tratto, dalla curva della strada, che mi stava a 30 metri, ho visto venire verso di me una figura nera e molto alta. Subito non pensai di voltare i tacchi e tornarmene indietro, anche perché non mi rendevo conto di cosa si trattasse. Rallentai il passo e quando fummo vicini vidi, con spavento, che si trattava di un uomo, intabarrato, alto quasi 3 metri. Sentii subito che le forze mi stavano abbandonando ed un tale formicolio per il corpo, che mi pareva di svenire. Era proprio un uomo altissimo, con un cappello a larghe tese di paglia, come quelli che si portano d’estate per ripararsi dal sole. Volevo gridare ma non mi veniva la voce, volevo scappare ma non avevo più forze, volevo raccomandarmi a Dio ma non riuscivo a pensare. Sentivo solo che mi stava venendo una gran bisogno di cagarmi addosso e già presagivo che avrei iniziato, non appena quel mostro mi fosse giunto vicino. Invece era solo aria e così, camminando lentamente, mi venne fuori una lunga e lamentosa scoreggia, un lamento che poteva far morire dal ridere anche un fantasma. E così fu. Sentii una risata fragorosa a due voci, il gigante piegò le ginocchia, si spezzo in due e per terra vidi due uomini, che si rotolavano sulla neve dal ridere. Smesso di scoreggiare, cominciai a ridere anch’io”.

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